La risposta dei volontari

Durante l’allerta coinvolti in provincia 110 gruppi di Protezione civile. Roberto Gagna: “La preparazione e la prevenzione hanno funzionato”.

“Il momento più duro? Sabato pomeriggio, quando abbiamo ricevuto i dati aggiornati sull’andamento del maltempo e sulle previsioni per le ore successive. Ci siamo predisposti per una notte davvero complicata”. Ora che la sala operativa di Cuneo è stata chiusa e l’allerta è cessata, Roberto Gagna, presidente del Coordinamento provinciale dei volontari di Protezione civile, guarda ai dati dei tre giorni di maltempo e tira un sospiro di sollievo.

“L’evento meteo appena concluso è stato importante e impegnativo – racconta -. Sul territorio provinciale sono stati coinvolti 110 gruppi di Protezione civile, più di 300 uomini e donne, centinaia di volontari, complessivamente abbiamo sommato 1080 giornate lavorative. Una macchina dei soccorsi però rodata, che ha funzionato bene”. In effetti due fattori si sono rivelati decisivi nella gestione di un’emergenza che spaventava il territorio, soprattutto alla luce di quanto appena accaduto in Emilia Romagna: la preparazione della Protezione civile e gli interventi di prevenzione messi in atto negli ultimi mesi.

“La Protezione civile si prepara con specifiche attività ed esercitazioni – spiega Gagna -, per non sbagliare nulla nel momento dell’emergenza vera. Fin da venerdì, alle prime avvisaglie di allerta, abbiamo aperto la centrale operativa provinciale, che ha monitorato le operazioni a livello territoriale. Mondovì ha quindi deciso di allestire il Com, cioè il “Centro operativo misto”, per avere un quadro completo a livello locale. Infine, ci sono i Con, i centri operativi comunali, l’unità più piccola dell’emergenza. Una catena di comando fondamentale per non perdere mai di vista la situazione reale e per lo scambio di comunicazioni”. Dopo una prima fase di allerta, che tra venerdì e sabato ha riguardato soprattutto il Monregalese, sabato sera e domenica notte erano attese precipitazioni intense sull’area pedemontana.

“Fortunatamente – continua il coordinatore – la pioggia è stata meno intensa delle previsioni, ma abbiamo visto il livello di Po e Varaita salire in modo repentino. E diverse situazioni di dissesto locale, in collina e montagna. Per quel che riguarda i fiumi, sono state davvero importanti la pulizia e la manutenzione che si sono svolte negli ultimi anni. E i lavori di messa in sicurezza degli alvei, dove sono stati eseguiti, hanno fatto il loro dovere. Se serviva una conferma che le opere di prevenzioni sono importanti, l’abbiamo avuta in questi giorni. Domenica pomeriggio è stato bello poter dire di aver superato senza grosse criticità la fase emergenziale”.

Per uno abituato ad avere a che fare con le emergenze è doveroso, quasi naturale, guardare avanti. E Gagna vuole battere il ferro finché è caldo: “La prevenzione paga, lo abbiamo visto sui fiumi. Ma dobbiamo fare di più in montagna. In questi mesi si è aperto un dibattito importante sul futuro delle nostre vallate e sulla sostenibilità. La nostra montagna è fragile, perché non c’è più la manutenzione di un tempo. Lo osserviamo oggi, l’acqua che cade scivola immediatamente a valle, perché i boschi e prati non non curati e non riescono a trattenere la pioggia come un tempo. C’è un dato che mi preoccupava molto in quest’ultimo evento atmosferico: lo zero termina a 2300 metri. Il pensiero di 200 millimetri d’acqua che cadevano nelle valli e scendevano direttamente in pianura non mi lasciava tranquillo. è andata bene, ma dobbiamo fare tesoro, ancora una volta, dell’esperienze”.-

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