Film sui “volti della speranza”

La Stampa – Domenica 25 ottobre 2009

S’intitola “I volti della speranza” il documentario che i fratelli Giovanni e Teresio Panzera hanno girato sull’esperienza del sisma in Abruzzo:

Perchè la gente conosca l’impegno della Protezione civile e i giovani avvertano il desiderio di continuare.

L’opera verrà presentata a Cuneo tra poche settimane. Riprese e testimonianze attinte soprattutto nella tendopoli di Tempera, paese semidistrutto vicino a L’Aquila che ha visto in prima linea i volontari cuneesi.

Non solo immagini del disastro, ma voci e volti dei gente che cerca il contatto umano e vuole ricominciare nonostante la paura.

Sia chi è volontario, si chi è sul posto come testimone – spiega Giovanni Panzera – non sfugge a un legame del tutto coinvolgente.

Ai Panzera gli sfollati hanno pure voluto affidare alcuni filmati recuperati con i vigili del fuoco, unica memoria rimasta della comunità.

Il film dei due cineasti (www.articvideo.com) “mette al centro il grande lavoro svolto dal Coordinamento di Protezione civile di Cuneo per dare una quotidianità più “normale” possibile agli amici abruzzesi, con un enorme sforzo organizzativo e logistico, schermato da una solidarietà semplice e schietta. Non compassione, ma autentica condivisione.”

Scarica il .pdf dell’articolo originale: clicca qui.

Gli “angeli” cuneesi fra i terremotati

La Stampa – Domenica 25 ottobre 2009 – Matteo Borgetto

Protezione civile lascia l’Abruzzo dopo oltre sei mesi

Non avrei mai pensato di avere bisogno di un aiuto così grande. Non avrei mai creduto che persone che non sconosci te lo avrebbero dato.

Ho sempre creduto negli angeli, ma non credevo che ce ne fossero così tanti.

Così scriveva Angelo Mastracci, 50 anni, de L’Aquila, il 15 aprile, pochi giorni dopo il terremoto in Abruzzo.

Sono versi che il “poeta della tendopoli” ha consegnato ai volontari del Coordinamento di Protezione civile di Cuneo in partenza dal campo di Tempera.

Gli ultimi l’hanno lasciato ieri, dopo sei mesi e mezzo di permanenza a sostegno della popolazione.

Dal 7 aprile mille cuneesi di oltre 200 gruppi della Granda, in turni settimanali, hanno partecipato alla spedizione nei quattro campi di una delle frazioni più colpite dal sisma.

Abbiamo creato una nuova “piccola città”, in grado di accogliere 600 sfollati – spiega il responsabile del Coordinamento, Roberto Gagna.

Soltanto 40 attendono una sistemazione definitiva. L’obiettivo primario è stato tenere unita la gente, non disperdere gli abitanti, permettere loto di continuare il lavoro, il percorso scolastico e le relazioni.

I terremotati hanno alloggiato in singole tende per ogni nucleo famigliare. Ogni campo era dotato di cucina con 12 persone coordinante da un capo cuoco (spesso chef di ristoranti della Granda), aree comuni con lavatrici, ferri da stiro, postazioni Intervet, tavoli da gioco, anche una tenda adibita a chiesa.

Oltre 120 mila pasti distribuiti, a pranzo e cena (senza contare le prime colazioni).

All’emergenza sanitaria – aggiunge Gagna – si è unito il problema del cibo, risolto grazie alla solidarietà di molti produttori cuneesi che inviavano carne, frutta, verdura e vino, evitando l’utilizzo delle “scatolette”.

Non solo: idraulici, elettricisti, muratori, fabbri, cuochi, manovali hanno dato il loro contributo.

Una grande giogia condivisa con gli sfollati – Roberto Gagna si commuove – a coronamento dell’operazione più importante mai realizzata dal nostro Coordinamento.

Un’esperienza unica. Cune ha la fortuna di avere persone favolose. Danno tanto al prossimo.

Fondamentale anche il supporto dell’Ordine dei farmacisti che a novembre inaugurerà sette farmacie in container abitativi fissi.

Nei 110 giorni di nostra permanenza – dice il responsabile della gestione farmaceutica a Tempera, Luca Calcagnile – sono stati impiegati 60 farmacisti cuneesi, con la distribuzione di 300.000 euro di medicinali nelle 8 farmacie provvisorie.

Molti istituti (suore, Croce rossa, ospedali) ne hanno chiesti anche a fine missione.

L’Associazione “Psicologi per i popoli” di Cuneo (28 dottoresse volontarie dall’8 aprile al 30 agosto) ha curato uno fra gli aspetti più drammatici: il sostegno psicologico alla popolazione traumatizzata.

Dalla risposta ai bisogni primari agli interventi clinici per aiutare le migliaia di abitanti caduti in depressione per aver perso tutto, – spiega la presidente Donatella Galliano.

Un disturbo evidenziato prima dai singoli, poi trasmesso dall’intera comunità.

La gente è passata dall’immediata felicità di essere sopravvissuta al dolore, sempre più amplificato, per le morti di moglie, marito, figli,, parenti, amici.

E per un italiano la casa, la famiglia sono tutto. Ricordo la gioia di un padre riuscito a salvare sua figlia, scappando di casa.

In strada, si è voltato a guardare la facciata del palazzo: solo quando ha visto le stelle del cielo tra le finestre si è reso conto che la struttura, dietro, era crollata.

La moglie era morta fra le macerie.

Scarica il .pdf dell’articolo originale: clicca qui.